Pubblicato da Vogue Italia
7 agosto 2017
di Vogue Report

 

 

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Artisti romani raccontati da Manfredi Giocchini

 

Qualche settimana fa comprando il “New York Times” ho letto un articolo con il quale Roma veniva descritta come una città in declino, sporca e piena di problemi. Pensandoci bene, nulla di nuovo. Roma è una città con più di duemila anni ed è quindi sicuramente malinconica. Ma crescere nella città considerata “eterna” e più bella del mondo ti rende spettatore della storia, dell’arte e, quindi, sin da subito, Roma ti insegna a comprendere il bello. Problemi ne ha, sicuramente. Quello della nostra generazione è l’espatrio in massa di giovani creativi. Personalmente, però, credo che l'allontanamento dall’Italia sia anche necessario per crescere professionalmente e per mettersi in competizione con il mondo. Quelli che sono rimasti e quelli che sono tornati, tuttavia, stanno cambiando uno dei volti della città: da diverse generazioni, infatti, Roma riesce a essere tra i leader del settore creativo; negli ultimi anni, poi, anche grazie all’energia di Milano, la città sta avendo una crescita sostanziale nell’industria creativa.

Fotografo – Manfredi Gioacchini

 

Fotografo che vive e lavora fra New York e Los Angeles, grande appassionato d’arte, Manfredi trova la sua migliore forma di espressione nella ritrattistica e nella fotografia documentaria. Queste discipline artistiche lo hanno stimolato a studiare e comprendere quanto sia importante documentare le azioni dell’uomo in relazione alla natura. Nel suo background infatti c’è anche un significativo periodo di tempo passato in Africa che lo ha aiutato ad acquisire sicurezza nel documentare la realtà attraverso la sua macchina fotografica. Ma è a Los Angeles e sulla West Coast that che Gioacchini ha trovato la vera simbiosi fra l’uomo contemporaneo e la natura. Attualmente collabora con svariate pubblicazioni europee e statunitensi. Dallo scorso 18 settembre al LACMA la mostra tratta dal suo libro Portraits of Artists.

Coordinato da Sara Sozzani Maino

 

Gli artisti:

Lucio Salvatore

 

Artista concettuale italiano, vive e lavora tra Rio de Janeiro e l’Italia. Laureato in economia alla Bocconi di Milano, ha studiato filosofia ed arte alla scuola di arti visuali EAV Parque Lage di Rio de Janeiro. I suoi lavori giocano sui diversi significati dell’opere d’arte: dal momento della sua creazione fino al rapporto con il pubblico e al possesso dei collezionisti e dei musei. Le opere di Salvatore sono metafore della vita, e indagano sui rapporti di forza fra le persone vi partecipano.

Lucio Salvatore

Mostra di Lucio Salvatore "Il Peso del Pane" al Parque Lage, Sala Cortona di Palazzo Pamphilj, Roma. Installazione, tavoli in legno, tovaglia bianca, pagnotte di pane contenenti pietre
1000 x 90 x 90 cm

Mostra di Lucio Salvatore Il Peso del Pane al Parque Lage, Sala Cortona di Palazzo Pamphilj, Roma. Installazione di pani contenenti pietre.

Lucio Salvatore

2017 - PARQUE LAGE, Palazzo Pamphilj
Parque Lage, 2017
Palazzo Pamphilj, Roma
A cura di Fernando Cocchiarale
19.05.17 - 16.06.17


Mostra di Lucio Salvatore a Parque Lage presso la Galleria Candido Portinari di Palazzo Pamphilj, Ambasciata del Brasile a Roma

 

Secondo le parole dell’artista: “Una mini-retrospettiva di opere sviluppate negli ultimi anni a Rio de Janeiro e presentate in cinque mostre personali e due collettive in Brasile, a Rio de Janeiro e San Paolo. [...] Le opere non sono mai state esposte al di fuori del Brasile e la mostra presso l’Ambasciata del Brasile assume per me un significato molto importante, essendo nato in Italia ma considerato un artista carioca” (dal progetto della mostra Parque Lage).

 

Sebbene apparentemente lontana dal focus poetico esplicito della sua opera, fortemente influenzata dal concettualismo, tale affermazione è così essenziale per l’artista da averlo spinto a progettare e organizzare questa mostra come segno della propria iscrizione identitaria nel mondo dell’arte, in quanto "artista carioca".

 

L’apertura all’altro culturale e il conseguente rispetto democratico per le diverse identità – religiose, razziali, sessuali e di genere, tra le altre – sono diventati, nelle ultime decadi, criteri di valutazione positiva della produzione culturale e delle azioni sia politiche sia micro-politiche.

 

Proposte dai pensatori post-strutturalisti, come Michel Foucault, Gilles Deleuze, Jacques Derrida, François Lyotard, Roland Barthes, queste produzioni e azioni sono state successivamente assimilate dalla svolta multiculturale e postcoloniale promossa dagli intellettuali del "terzo mondo", come Stuart Hall, Homi Bhabha, Gayatri Spivak e Aníbal Quijano. Spinti dalla critica all’universalità presunta del sapere che ha legittimato le pratiche del dominio coloniale europeo, questi intellettuali hanno contrapposto le proprie identità locali all’universalismo globalizzato di matrice eurocentrica.

 

Bisogna quindi indagare i percorsi su cui questi tratti identitari vengono spesso costruiti e affermati, sulla base di una sintesi intuitiva con una vocazione critica-emblematica locale. Per molti, la miglior risposta a questa indagine sarebbe offerta da ricercatori intellettuali, ai quali si potrebbero richiedere competenze specifiche per:

 

  • proporre e coordinare indagini scrupolose sulla documentazione testuale e iconica dei temi cercati;

 

  • formulare un’interpretazione (lettura) teoricamente articolata di tali tratti.

 

Anche il senso comune, le cui risposte si fondano generalmente su esperienze articolate nelle sfere empiriche-quotidiane dell’opinione, è quindi permeabile all’infiltrazione dei pregiudizi. Ma questa dimensione vissuta condensa anche sintesi identitarie di richiamo collettivo, filtrate affettivamente, poiché assimilano non solo discorsi ma anche sapori, suoni, linguaggi, immagini e sensazioni locali. Tale impregnazione di elementi così eterogenei trova nell’arte un campo privilegiato e negli artisti i principali attori, essenziali formulatori pratici e discorsivi.

 

Tuttavia, l’identità artistica carioca di Salvatore non ha la stessa natura di quelle derivate dal senso comune. Economista, interessato alla filosofia, Lucio, dopo la laurea, ha iniziato a studiare fotografia e arte come strumenti di manifestazione del pensiero. Forse è per questo che il suo lavoro non mostra alcuna traccia iconica consacrata come elemento locale di Rio de Janeiro. Al contrario, possiede un respiro universale (concettuale) che non rivela esplicitamente la sua identità trans-carioca. Nello spiegare le regole da lui stabilite per il proprio lavoro, 13 manipolazioni, proposizioni che altri completeranno, Salvatore non lascia dubbi: “Quest’opera d’arte fa parte di una serie di lavori che trattano del rapporto di potere tra l’artista che crea un campo di significato e gli utenti dell’opera che la manipolano, in questo caso incollando quadrati neri in una griglia disegnata da lui. L’artista offre agli utenti una piattaforma di creatività che è universale per il suo linguaggio e le possibilità accessibili ed eguali per tutti coloro che vi partecipano” (dal progetto delle mostre Parque Lage e Fragment).

 

I suoi progetti non evidenziano, come prova visiva, immagini formali e cromatiche di una presunta brasilianità carioca. Piuttosto, portano alla luce, da un punto di vista poetico, problematiche comuni al sistema dell’arte: le sue istituzioni pubbliche e private, le pubblicazioni, gli esperti, l’autorialità delle opere, il pubblico, il collezionismo, i repertori del gusto... Ci si avvicina a questi temi attraverso l’uso schematico di questo gioco dei giochi che svela ciò che si cela sotto la superficie del sistema e del mercato dell’arte: “[...] i giochi di significato che accadono durante la vita dell’opera d’arte, dalla sua creazione e relazione con il pubblico al possesso da parte del collezionista. Le opere sollevano una questione di potere tra le persone che vi partecipano.” (dal progetto della mostra Fragment)

 

Il modus operandi di Lucio Salvatore indica dunque un altro modello identitario. La consapevolezza di tale modello è avvenuta a Rio de Janeiro, più precisamente negli anni in cui ha frequentato la scuola di arti visive di Parque Lage. Secondo l’artista: “Il titolo è un omaggio all’EAV Parque Lage, una scuola e un luogo fondamentali per la crescita del mio pensiero e del mio lavoro. [...] L’ambiente sperimentale, aperto, transculturale della scuola, l’energia generata dall’architettura del palazzo immerso nella foresta, sono stati fondamentali per la mia arte, e le parole Parque Lage simboleggiano perfettamente la sua brasilianità” (dal progetto della mostra Parque Lage).

 

L’affermazione dell’artista è insolita, poiché rovescia il flusso abituale delle relazioni che i suoi colleghi euro-americani intrattengono con il precario sistema artistico brasiliano, ancora segnato da idee e atteggiamenti che riflettono l’antico dominio coloniale. Da questo punto di vista, l’identità artistica carioca di Lucio Salvatore si distanzia da quel flusso. Forse il contenuto concettuale del suo lavoro lo ha tenuto lontano dalle aspettative comunemente cercate dallo sguardo straniero: icone dell’esotismo tropicale in cui l’arte e la cultura brasiliane sono spesso confinate.

 

Tuttavia, non possiamo collocare i suoi progetti nemmeno nel polo opposto – quello universalista. La brasilianità di Salvatore è il risultato della sintesi poetica tra libertà intellettuale e pensiero estratto dalla sua esperienza carioca.

 

Fonte: https://www.luciosalvatore.com/filter/il-peso-del-pane/2017-PARQUE-LAGE-Palazzo-Pamphilj

Mostra di Lucio Salvatore "Il Peso del Pane" al Parque Lage, Sala Cortona di Palazzo Pamphilj, Roma. Installazione, tavoli in legno, tovaglia bianca, pagnotte di pane contenenti pietre
1000 x 90 x 90 cm

Mostra di Lucio Salvatore "Il Peso del Pane" al Parque Lage, Sala Cortona di Palazzo Pamphilj, Roma. Installazione, tavoli in legno, tovaglia bianca, pagnotte di pane contenenti pietre
1000 x 90 x 90 cm

Mostra di Lucio Salvatore "Il Peso del Pane" al Parque Lage, Sala Cortona di Palazzo Pamphilj, Roma.

Lucio Salvatore Il peso del pane, 2016 Pane contenente sassi, scaglia.

Lucio Salvatore | Parque Lage | Galleria Cortone

Roma, 18 maggio 2017, Palazzo Pamphilj,
Mostra di Lucio Salvatore 'Parque Lage' filmata all'interno della Galleria Cortona.

Altri artisti:

Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

 

Alessio Rigo de Righi (Jackson USA, 1986) è un regista italo-americano. Ha studiato letteratura a Roma e regia a New York dove ha realizzato diversi cortometraggi presentati in numerosi festival e vinto premi. Attualmente vive a Buenos Aires. Matteo Zoppis. (Roma, 1986) è un regista italo-americano. Dopo aver studiato giurisprudenza a Roma e a Parigi, si trasferisce a New York iscrivendosi alla New York University per studiare regia. I suoi film hanno partecipato a molti festival in tutto mondo. Nel 2014 Alessio e Matteo iniziano una collaborazione mirata ad approfondire un discorso sulla campagna italiana e sulla tradizione orale, realizzando il mediometraggio Belva nera, miglior film al prestigioso Cinema du Reel e vincitore del Premio Speciale dei Prigionieri di Fresnes. La collaborazione prosegue con il documentario Il solengo, che vince il Premio Speciale della Città di Lisbona per miglior film al Doclisboa, miglior documentario italiano al 33TFF Torino Film Festival 2015, miglior film al Filmmaker di Milano, al Bellaria Film Festival e a Margenes. Tra le numerose partecipazioni si annoverano IFFR Rotterdam, Art of the Real a New York, Biennale di Göteborg, International Film Festival di San Paolo, Bafici di Buenos Aires, Roma Film Festival. Attualmente stanno lavorando al loro primo lungometraggio dal titolo Re Granchio: la storia di un italiano esiliato in Argentina.

Alessio Rigo de Righi & Matteo Zoppis

Antonio Girardi

 

Quando  Antonio era ancora un ragazzino, negli anni 90, passava l’estate e i weekend nei grandi cantieri dell’impresa edile del padre, che si occupava di grandi strutture: dalle ville private alle grandi istituzioni a Napoli e dintorni. Fu allora che nacque l’amore di Antonio per l’ingegneria e l’architettura, sviluppando al contempo il suo occhio da esperto per strutture e design. Anni dopo, in veste di architetto della nuova generazione, noto per unire ricerca approfondita e sperimentazione, Antonio ha fondato lo Studio LabARK, un originale “laboratorio” dedicato alla ricerca sul design e con un’attenzione speciale per le tecnologie, i materiali innovativi, la responsabilità sociale e la sostenibilità ambientale. Insieme al suo team di architetti, tutti selezionati con cura, oltre ad artigiani locali e fornitori di materiali di alta qualità, Antonio ha sviluppato e portato a termine una serie di progetti di cui si è molto parlato: dalla TV a testate quali "Where", "Vogue","Vanity Fair"; e le edizioni americane e inglesi di "Architectural Digest" e "Condé Nast Traveller", "Departures" e "How to Spend It" del "Financial Times". Antonio si occupa anche di strutture governative, edifici privati e aziendali, abitazioni private e prodotti di design industrial che vanno dai mobili a originali oggetti per l’illuminazione. Il suo studio si è affermato anche nel settore dell’ospitalità in Italia ricreando le stesse atmosfere raffinate e accoglienti delle residenze private, costruendo ambienti ad hoc, adattando materiali, tessuti ed elementi di design personalizzati, come testimoniano  le suite di lusso, gli hotel e i B&B e, di recente, il primo hotel a 5 stelle. Antonio spesso si fa carico personalmente delle responsabilità di capocommessa in molti dei suoi siti. Non solo ha bene in mente le implicazioni strutturali della costruzione di un edificio quando crea un progetto, ma ha anche maturato l’esperienza e il know-how che gli permettono di trovare e integrare velocemente soluzioni ai problemi di carattere tecnico.

Antonio Girardi

Cosima Bucarelli

 

Cosima studia arte e design a Londra e si laurea in design management a Berlino. Contemporaneamente crea e dirige la pluripremiata rivista di arte e creativi emergenti Horst und Edeltraut. Due anni fa, dopo un periodo da Emilio Pucci, decide di dedicarsi alle proprie aspirazioni artistiche. Oggi vive tra Roma e Bangkok, e disegna gioielli preziosi, accessori colorati, vestiti su misura influenzati dalla cultura e dall’artigianato locale di queste due diversissime città.

Cosima Bucarelli

Gaia Fradella e Federica Anne Ducoli

 

Il brand G.A.N Gaia & Anne nasce a Roma da una passione comune per l’artigianato. Seguendo i principi e le tradizionali tecniche della sartoria italiana, Gaia Fredella e Federica Anne Ducoli danno così vita al loro progetto. Da pochi mesi hanno aperto il loro nuovo studio in via di Monserrato 112. Qui, attraverso una vasta scelta di tessuti di qualità, realizzano abiti su misura, pezzi unici e collezioni in edizione limitata.

Gaia & Anne, G.A.N.

Gianni Politi

 

Gianni Politi è un artista nato a Roma nel 1986. La sua pratica pittorica ruota costantemente intorno al proprio studio che contemporaneamente diventa forma e contenuto dei suoi quadri. Nel suo studio tutti i materiali della pittura tradizionale si trasformano in qualcos’altro e diventano nuove opere. La sua pittura processuale si nutre delle esperienze dello studio, e i suoi lavori sono esposti in musei di tutto il mondo.

Gianni Politi

Julie Polidoro

 

Nata a Roma, si trasferisce a Parigi, dove si diploma a l’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts. Vive per un periodo fra New York e Hong Kong, ma poi torna a Roma. Sta lavorando a un ampio catalogo di cartografie fantastiche, una mappatura del nostro mondo, dipingendo con grande poesia personalissimi tentativi di elaborare il caos e di mettere ordine nello spazio.

Julie Polidoro

Andrea Lupo Lanzara

 

Dopo gli studi a Roma, si trasferisce a Londra per studiare International Business. Nel 2008 subentra a sua nonna Rosana Pistolese, che l’aveva fondata nel 1964, nella direzione dell’Accademia di Costume e Moda di Roma. Dal suo arrivo L’Accademia ha avuto un ruolo importante entrando tra le cinquanta scuole di moda più importanti al mondo (Business of Fashion International Ranking 2016). Per Lanzara esiste la squadra e non il successo personale, la sua mission è quella di far sì che le persone possano esprimersi al massimo delle proprie capacità, con libertà, visione e determinazione. Il suo obiettivo attraverso l’Accademia è quello di formare i giovani anche da un punto di vista culturale, oltre che fornire loro le capacità tecniche, e questo perché possano un domani interpretare con sicurezza e identità personale i codici della maison e delle aziende per le quali lavoreranno. La sua speranza è “condivisione” e non “lotta”, è “sistema” e non ”orto”, è “identità” e non “imitazione”.

Andrea Lupo Lanzara

Marco Schifano

 

Sin dall’infanzia i suoi “giocattoli” sono cineprese e macchine fotografiche, con le quali cresce sperimentando la propria capacità comunicativa. Si esercita nel “montaggio in macchina” per ottenere filmati dove fonde le proprie ricerche sul senso e sul ritmo: tante ore di girato e un gran numero di scatti per arrivare a una propria rappresentazione estetica del mondo. La sua opera fotografica più recente si basa su una processualità complessa che prevede una lunga ricerca preliminare di elementi coordinati, assemblati e quindi ripresi per dare vita a iconografie altamente formalizzate. Lo still-life è usato per rileggere la tradizione pittorica della natura morta, attraverso immagini che si collocano sulla soglia tra realtà e finzione.

Marco Schifano

Marco Schifano

Matteo Parenti

 

Sono un designer/artigiano cresciuto tra Roma e Venezia, le mie passioni sono sempre state arte, design e barche a vela. Ho dedicato molto tempo allo studio dell’arte, alla conoscenza dei materiali e alle loro tecniche lavorative; per diversi anni ho progettato parti di barche a vela destinate ai campionati mondiali e questo mi ha permesso di girare il mondo. Al mio rientro in Italia ho ho impiegato questa mia esperienza di nuovo verso l’arte realizzando a mano pezzi unici di design. Molti hanno trovato interessanti le mie creazioni e così sempre più spesso mi sono stati commissionati lavori per abitazioni private o club. Oggi sto affrontando una nuova sfida: ho fondato un mio brand (Union-e) di prodotti destinati all’arredo di interni.

Matteo Parenti

Michele Am Russo

 

Sarto, designer e amministratore delegato di Bomba. Nato a New York e cresciuto nell’atelier Bomba, ha lavorato e studiato estetica a Londra e Siviglia per poi tornare a Roma. Insediatosi al primo piano dell’atelier materno offre un servizio sartoriale su misura, curandone ogni aspetto in prima persona. Dal primo incontro con il cliente, la scelta del tessuto e le caratteristiche del capo, fino alla consegna. Misura, traccia, taglia, modella e porta a completamento ogni capo manualmente, in casa e nel rispetto delle tre prove. La maniera è tradizionale, lo stile piacevolmente influenzato dalla maison che lo ha cresciuto. Contestualmente, insieme alla sorella Caterina Nelli e alla madre Cristina Bomba, lavora al marchio Bomba, per il quale oggi disegna la linea uomo.

Michele Am Russo, Bomba

Carlo Lavagna, Tommaso Bertani e Pietro Daviddi

 

Passeggiare intorno alla Domus Aurea pensando a Seneca e alle congiure di Agrippina e sperando di ritrovare l’oro sotto la cicoria di via Serapide è lo scopo di queste fotografie che ritraggono le tre persone chiave della Ring Film, casa di produzione romana/torinese con la passione per i romanzi di avventura.

Carlo Lavagna, Tommaso Bertani e Pietro Daviddi; Ring Film

Carlo Lavagna, Tommaso Bertani e Pietro Daviddi; Ring Film

Alessandro Cicoria e Valeria Giampietro

 

Studioli è un progetto strutturato negli spazi dove Alessandro e Valeria vivono e lavorano: a Roma, vicino al Tevere, nel quartiere Tor di Quinto/Ponte Milvio. Sono vecchie garçonnière anni Settanta situate all’interno di una corte avvolta dall’edera, che nei primi del Novecento erano utilizzate come scuderie per i cavalli. Gli studi sono rimasti intatti dagli anni Settanta, arredati con mobili e lampade di Magistretti, moquette colorate, pareti specchiate e boiserie. Abbiamo deciso quindi di condividere questi spazi invitando gli artisti a reinterpretarne la scenografia. Studioli è nato nel gennaio del 2015 con la mostra Peonie allestita all’interno di alcune stanze del complesso. In mostra una serie di lavori sulla pornografia dagli anni Sessanta a oggi, provenienti per lo più da collezioni private. Tra gli artisti: Schifano, Desiato, Otto Mühl, Timm Ulrichs, ma anche i più contemporanei Aurel Schmidt, Daniele Puppi. Un ampio studio lo abbiamo dedicato a Luigi Ontani che ha allestito un gran numero di lavori inediti, soprattutto degli anni Settanta (maschere, foto acquerellate e disegni). Da questa mostra è scaturito anche un libro d’artista Peonie in 100 copie che abbiamo presentato a luglio.

Alessandro Cicoria & Valeria Giampietro, Studioli

Umberto Mantineo

 

Romano, ho fatto il fotografo, sono architetto (laureato a La Sapienza), disegno e produco dei complementi d’arredo (lampade, tavoli, divani, sedute) e una serie di ceramiche. Tutto in edizioni limitata e numerato. Dopo aver collaborato per due studi di architettura, uno a Los Angeles uno a Roma, un anno fa ho aperto uno studio/showroom a via dei Banchi Vecchi 103. In questo spazio, oltre alla progettazione (restauri, interni, arredamento), ho dei pezzi vintage firmati (Ponti, Fornasetti, Albini Prouve, Parisi, Schifano, LeWitt, Morellet, Consagra, Angeli, Paolini, Cocteau…, pezzi scelti da me) mi sono messo in proprio.

Umberto Mantineo

Zazie Gnecchi Ruscone

 

Creatrice di tessuti dipinti a mano e decoratrice di interni. “Posso dire di essere un’autodidatta. Non ho mai frequentato nessun corso di design o pittura, ho cominciato a usare colori e pennelli su tessuto quando avevo più o meno 7 anni, trasformando una grande passione nel mio mestiere. Dopo essermi laureata in Scienze della Comunicazione a Parigi, a 21 anni sono tornata a Roma per fondare il mio brand Zazielab, il mio personale laboratorio creativo fatto di colori e tessuti, in un posto molto speciale a Trastevere, dove ho ancora il mio atelier. Per le mie creazioni utilizzo soltanto materiali organici come puro lino, cotone o seta, e i miei motivi sono tutti esclusivamente geometrici, che è il mio marchio di fabbrica, assieme all’utilizzo di una larga scala di tonalità e gradazioni di colori, tutti quelli che voglio e che riesco a realizzare mescolando i colori primari, inventandone centinaia di altri”.

Zazie Gnecchi Ruscone, Zazielab

Zazie Gnecchi Ruscone, Zazielab

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